"La Terra Dei.... Vini " di sabato 20 giugno 2015
"Azienda Alois e Terre del Principe", racconto di Valeria Avara:
La Terra dei Vini in questa calda e piacevole giornata ci porta in provincia di Caserta, esattamente a Pontelatone: AZIENDA ALOIS.
Ci accoglie con grande entusiasmo Massimo Alois, nella sua splendida tenuta. La storia della sua famiglia risale al 1885, ai tempi di Ferdinando IV di Borbone, nata come azienda tessile, ma poi affiancata anche da una azienda vitivinicola con Michele Alois, il capofamiglia, nel 1992 che impianta un allevamento di microvinificazione per 9 vitigni autoctoni. Massimo ci presenta il suo mondo, ci coinvolge nell'affascinante storia della sua famiglia, fino a condividere la sua più grande passione: il vino. Ci incamminiamo tra i filari, soffermandoci in particolare su tre vitigni, il Casavecchia, il Pallagrello Nero e il Pallagrello Bianco.
Massimo ci fa notare le differenze tra questi vitigni, innanzitutto morfologicamente...
…il Pallagrello, uno dei pochi casi di un vitigno sia a bacca nera che a bacca bianca, e presente nello stesso areale, un'uva dagli acini rotondi e piccoli, da cui pallarello=rotondetto, detto anche anticamente "Vino del Re" perché fortemente voluto nelle Vigne del Ventaglio da Ferdinando IV di Borbone, ed allora chiamati rispettivamente Piedimonte Bianco e Nero...il Casavecchia, un nome derivante da un antico podere in Pontelatone, in cui fu ritrovato un antico ceppo di questa varietà. I grappoli di quest'uva sono molto grandi e spargoli, ciò le consente di essere naturalmente al riparo da muffe e malattie, dalla bassa produttività per la scarsa vigoria del vitigno. Massimo ci spiega tutte le fasi della vinificazione, per poi portarci nella bottaia. Qui il tempo sembra fermarsi, un ambiente così ospitale, ricco di ricordi, e di storia. Conosciamo la dolcissima Talita De Rosa, moglie di Massimo, ed insieme ad Ernesto Lamatta, iniziamo un affascinante viaggio dei sensi, grazie anche a Piero Gabriele collaboratore della Azienda Alois.
Cominciamo con il degustare il Pallagrello Bianco raccolto direttamente dal silos di acciaio, ovvero il Caiati di Alois, 2014.
Il Caiati è un vino che effettua la fermentazione alcolica su fecce per 30 giorni, segue la fermentazione malolattica in acciaio ad una T. di 14/15°C e affinamento in bottiglia per 4 mesi.
Dal colore giallo dorato brillante, al naso dei bellissimi profumi che si traducono in mela, pera, ananas, nespola, ma poi scopriamo anche una leggera nota di miele e di nocciola, ora profumi acerbi perché non si è avuto ancora l'affinamento. In bocca è fresco, piacevole e ha una buona corrispondenza con il naso. Un interessante confronto è possibile farlo con il Caiatì 2013, dove le note di miele e di nocciola sono già più evidenti.
Si continua con il Casavecchia di Alois: Trebulanum - Terre del Volturo IGP 2012 - 2011 - 2010, una vera sorpresa.
Casavecchia 100% la fermentazione alcolica avviene in acciaio con macerazione sulle bucce per circa 20 giorni, eseguendo spesso dei rimontaggi, segue la fermentazione malolattica in tini di legno italiano da 80 hl per 18 mesi, poi 12 mesi in tini italiani e affinamento in bottiglia per 6 mesi.
Un vino di grande personalità, colore rubino intenso, impenetrabile, sentori di liquirizia, di frutta a bacca nera, di incenso, si avvertono sempre di più in base all'annata, i sentori del legno, della clliegia, e del pepe verde. Al gusto i tannini, presenti ma morbidi, che cambiano nel tempo, un equilibrio ed armonia tra naso e bocca.
Ed ecco il più "vecchio", raccolto direttamente dalla botte, un vero regalo per noi da Massimo!
Uno studio sull'invecchiamento in botte di questo vino fantastico, che ha profumi di tostatura, di legno, di vaniglia, un vino assolutamente impenetrabile.
Tre annate vicine eppure diverse, un vino dalle grande potenzialità, di corpo, di carattere. Tre annate, tre meraviglie!
Il nostro viaggio è accompagnato da formaggi e altre prelibatezze, prodotti sempre di qualità e di nicchia nel Casertano, difficili da dimenticare con i quali ci dilettiamo in vari abbinamenti.
Il tempo ci ha ingannati, dobbiamo salutare Massimo, Talita e Piero... non senza ringraziarli con affetto e con devozione.