Nel portico di Masseria Alois, alle spalle la casa rurale borbonica sapientemente restaurata, circondata dalla natura e dalle vigne, Massimo Alois ci racconta la storia viticola della famiglia. Nel 1992 suo padre Michele riprende le antiche attività degli avi (già praticate fin dal XVI secolo) prendendo esempio dal padre, che divideva la giornata tra setificio (era celebre nel mondo) e vigna. Piantò un vigneto sperimentale di vitigni autoctoni, in particolare Pallagrello e Casavecchia, da cui partì il successivo sviluppo. I suoli dei vigneti, (20 ettari di proprietà), sono stati studiati dalla società ISVEA con la collaborazione degli attuali enologi Giovanni Piccirillo e Alessandro Fiorillo, innescando un progetto di zonazione dell’Alta Campania che si concluderà tra un paio d’anni e che vede il coinvolgimento di ventitré aziende. Grazie alla zonazione gli Alois hanno individuato nella diciottenne Vigna Morrone della Monica, 2 ettari ai piedi del Monte Friento, ad un’altezza di 360 metri, su terreni argilloso-calcarei ed esposizione est-ovest, l’areale vocato per uno dei vini di punta, il Morrone (di Pallagrello Bianco). Lo degustiamo nell’antica barricaia, tra libri e barattoli di vetro contenenti terre di zone vitivinicole visitate da Massimo. Un vino profumato di erbe aromatiche, ginestra, con rimandi agrumati e gessosi. Il sorso, sapido e fresco, si allunga con piacevole ampiezza sul finale.
Alessandra Piubello
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