Il pallagrello bianco ha indole gentile sia nella forma del grappolo con acini piccoli e perfettamente tondi, particolare che dà origine al nome (piccola palla), sia nel carattere del vino, discreto, mai esuberante, capace di piacere un po’ a tutti. Potremmo quindi dire che a tavola è un vino democratico, grazie alla grande versatilità del sorso, sa raccogliere ampi consensi e accompagnare più tipologie di piatti.
Vitigno dalla storia importante, anzi regale, ha saputo prendersi una gratificante rivincita sul tempo. Quel tempo che sa essere amico benevolo, ma anche stravolgere impietosamente il corso della sorte, per poi pentirsi e riportare gli eventi sulla strada del successo. E’ andata proprio così per il povero pallagrello bianco che al tempo dei Borbone ha vissuto un momento molto felice tanto da essere tra i preferiti alla corte di re Ferdinando IV. Il re Nasone, attento allo sviluppo agricolo e industriale del Regno delle Due Sicilie, ordinò ai suoi giardinieri la realizzazione di un vigneto a forma di ventaglio nelle vicinanze di San Laucio, poco distante dalla Reggia di Caserta. La Vigna del Ventaglio, splendido esempio di vigneto giardino, era suddivisa in dieci raggi ognuno dei quali era composto da un vitigno allevato a quei tempi nel Regno delle Due Sicilie. Le uniche uve campane rappresentate erano il pallagrello bianco e nero, quelle che appunto il re preferiva a tavola.
Leggi l'articolo completo su Luciano Pignataro Wine&Food Blog >