Le sue sete sono sparse nei Grandi Palazzi. Dalla Casa bianca alle sale vaticane. Michele Alois ha lasciato l' industria tessile ai figli, a Gianfranco e Massimo, che portino loro avanti questa grande azienda che sfida il tempo, marchio di prestigio nel Club dei Centenari. Ma non poteva finire qui per Michele Alois. Neanche il tempo di dedicarsi al vino: i Grandi Palazzi sono il suo destino, eccolo al Quirinale. Venerdì 9 giugno Giorgio Napolitano ha offerto a Villa Rosebery un rosso Alois. Da Pontelatone a Posillipo è arrivato via Roma. L' ha consigliato l' enoteca Costantini, puntualmente rifornita dal direttore commerciale Giorgio Imparato. Ciampi preferiva i toscani. Sontuosi con furore. Bisognava rinnovare. Un presidente si riflette anche nel vino. A Palazzo Madama, con Mancino al Senato, c' era il Taurasi di Mario Struzziero da Venticano. Giorgio Napolitano non ha avuto dubbi, dinanzi ad una serie di rossi campani. "Campole", il suo. Elegante ma lieve, non pretenzioso ma gradevole. è un blend. L' aglianico dei colli caiatini (presente all' 80%) è più debole e meno tannico di quello del Vulture, del Sannio o dell' Irpinia. La sua forza moderata si abbina alle grazie del casavecchia (20%) offrendo a "Campole" il pregio della quotidianità. Appena un soffio di spezie, pepe nero. Non esalta e non stanca. Beverino. Un amico mite ma fedele. "Campole" è un appuntamento. Va con minestre, carni bianche e rosse in sughi non pesanti, formaggi medi. Il vino del presidente non oscura la novità: Caiatì 2004, pallagrello bianco in purezza, profumi selvatici, fieno, frutta acerba, elevata acidità quindi fresco. Giusto che Alois ne mandi una parte in botte. Riccardo Cotarella, l' esteta dell' enologia, lo segue nelle virgole. Vedrete, sarà il suo dono di Natale a don Michele. Alois, Pontelatone (Caserta) 0823 876710. a.c.
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