Il gigante della seta fissa dal trattore le sue colline. Si è immerso nel nuovo mondo da pochi anni. Alto come una torre, l' eleganza dei suoi drappi: Michele Alois sembra che sia qui da sempre. Addio seterie, gli basta sapere che le sue stoffe splendano dalla Stanze Vaticane alla Casa Bianca, dal Giappone al Brunei; che se ne occupino con ingegno Massimo ancora più di Gianfranco stregato dalla politica, ma anche la nipote Anna Maria, che riveste le più belle case italiane di gusto, non solo di lusso. Quando si dice, Alois. Fila anche la cantina. Nei giorni della vendemmia, appare nelle migliori enoteche "Campole", il rosso della svolta. Porta ancora più avanti la dynasty casertana, nei vini segue come una stella polare Feudi di San Gregorio. Tutto lo dimostra. La cultura della qualità. La scelta dell' enologo: Riccardo Citarella, il mago umbro di Ponterubaio che porta ogni anno i vini campani alle vette delle classifiche di Bob Parker. La predilezione per il Vulture: "Campole" ha nel clone di quei vitigni il suo segreto. L' offerta di un prodotto base che sia eccellente: come Ercolino vanta il "Rubrato", gli Alois presentano ora un rosso dal formidabile rapporto prezzo-qualità. Un gran vino che costa poco, un inno al bere bene senza svenarsi, blend di aglianico e casavecchia, quote 70 e 30 per cento. Cotarella abbina la forza dell' aglianico («Ingiustamente definito il Barolo del Sud, perché la definizione è riduttiva») e il casavecchia, rotondo e delicato. Rosso rubino profondo, riflessi e profumi di viola, con frutti di sottobosco neri, esplosione di fragranza, persistenza. Il 2004 è appena uscito, nella cantina di chi se ne intende vedrete, non mancherà. Alois, Pontelatone (Ce) 0823 301382. (a.c.)
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