33 cantine per 33 famiglie del vino rinnovano la loro amicizia in Campania: ecco “I 33 d’Italia”

33-cantine-per-33-famiglie-del-vino-rinnovano-la-loro-amicizia-in-campania-ecco-i-33-d-italia

Dalle cantine Nicola Bergaglio, Paolo Conterno, Giovanni Viberti, Paolo Manzone, Enrico Serafino, Braida di Giacomo Bologna e Villa Sparina dal Piemonte, a Ferghettina dalla Lombardia, da Zenato, Tenuta Sant’Antonio, Le Monde e Cavalchina dal Veneto, a Ferrari dal Trentino, da La Tunella e Livio Felluga dal Friuli, a San Patrignano dall’Emilia Romagna, da Andrea Felici dalle Marche, a Cantine Dei dalla Toscana, da Sergio Mottura e Casale Del Giglio dal Lazio, a Alois, I Cacciagalli, Marisa Cuomo, Abbazia di Crapolla, San Salvatore 19.88, Donnachiara, Trabucco, Colli Di Lapio, Masseria Piccirillo e Caggiano dalla Campania, da Felline dalla Puglia, a Elena Fucci dalla Basilicata, e a Ciro Biondi e I Custodi dalla Sicilia. Ecco “I 33 d’Italia”, 33 cantine per 33 famiglie del vino italiano che arrivano dai territori di tutto il Belpaese, dei quali, ognuna con le sue vicende e le sue etichette, hanno contribuito a scrivere la storia. E che, da quasi 20 anni, hanno stretto un’amicizia trasversale, che si è rinnovato oggi in Campania, ospiti della famiglia Alois da Alois a Pontelatone, e come ogni anno in un “convivio” itinerante.

Un “convivio” fatto di incontri e confronti, ma anche di festa, alla scoperta del territorio dell’Alta Campania, da Castel Morrone e il Frantoio Ducale alla Reggia di Caserta, e attorno alla tavola con 9 chef dell’Alta Campania ai fornelli e nei ai banchi d’assaggio i vini delle 33 cantine con i sommelier dell’Ais-Associazione Italiana Sommelier, con la regia di Massimo Alois, Andrea Ferraioli (Marisa Cuomo), Peppino Pagano (San Salvatore 19.88) e Fulvio Alifano (Abbazia di Crapolla).

Lo scenario dell’evento è la cantina Alois, alle pendici dei Monti Caiatini, in un altopiano che si estende su una superficie di 9 ettari e dove Michele Alois ha realizzato il suo sogno: il vigneto, la cantina ed una casa rurale borbonica dei primi dell’Ottocento. Tra le chicche della Tenuta, la Bottaia storica, già parte di una delle Tenute di caccia dei Borbone, utilizzate all’inizio dell’Ottocento per la caccia al cinghiale. Nella cantina venivano solitamente stivati i vini e gli insaccati. Nel piano strada venivano conservati i grani da spargere sui terreni per attirare i cinghiali e assicurare la preda per il giorno della caccia.

Leggi l'articolo completo >